Milanese, 46 anni, è presidente dell’Anapic, l’associazione nazionale degli amministratori di condominio (5 mila iscritti): «Una volta tra vicini di casa si è sfiorata la rissa per la ricetta del “casatiello” napoletano. Hanno anche provato ad aggredirmi, ma in fondo va messo in conto…»
Lucia Rizzi, nata a Saronno nel 1977, vive a Milano
«Quel pitone, scappato dal terrario, era diventato l’incubo del condominio. Di quel serpente si era persa traccia: un incubo trovarselo in casa. Poi con il tempo la paura se n’è andata e del rettile non se ne è più parlato: sparito e dimenticato. Salvo ritrovarlo, dopo qualche anno, morto, da poco, aggrovigliato a una damigiana nella sottostante trattoria: l’oste era pure contento, se ci fosse stato qualche topo – dichiarò il titolare – sarebbe presto sparito». Esordisce così Lucia Rizzi, nata a Saronno nel 1977 e residente da sempre a Milano, presidente di Anapic («l’Associazione nazionale amministratori professionisti immobili e condomini») che di beghe condominiali se ne intende parecchio.
A quante liti memorabili tra vicini di casa ha dovuto fare da arbitra?
«Gli episodi alle volte si trasformano da drammatici in comici. Il “casatiello”, tipico piatto napoletano, è stato all’origine di una rissa sfiorata: sul ballatoio si chiacchierava, con allegria, della ricetta giusta. È una torta salata pasquale: discutendo di ingredienti e cotture diverse si è passati dai sorrisi fin quasi alle mani. I vicini hanno rimesso a posto la situazione. Il casatiello ha trionfato: una fetta per tutti ha messo pace».
Ci sono assemblee che finiscono bene?
«Succede in periferia, proprio a Milano, in un condominio peraltro problematico. Ad opera di un consigliere c’è, ormai d’abitudine, l’aperitivo finale. Uno spritz in cortile, a termine assemblea, che fa meglio dell’azione “diplomatica” dell’amministratore. A quell’incontro vado sempre volentieri…».
Le è mai capitato di avere paura?
«L’anno scorso, in un piccolo condominio milanese, si è sfiorata la rissa. Hanno tentato di aggredire me e la mia assistente. Un po’ va messo in conto…».
Da ragazzini si hanno sogni e speranze. Lei voleva fare l’amministratore di condominio?
«Non poteva essere nei miei progetti: ero una bambina sognatrice e silenziosa. Passavo il mio tempo a leggere. Mi sarebbe piaciuto fare teatro, sognavo il palco. Diventando grande ho scoperto la voglia di fare gruppo: tante amicizie e voglia di aiutare gli altri. A scuola spesso mi interessavo dei problemi famigliari dei miei compagni di classe. Forse una vocazione».
Poi, com’ è andata?
«Ho lavorato in vari uffici amministrativi e in alcuni studi immobiliari. Facevo già molta formazione, preparavo corsi specifici per gli operatori di settore: trasmettere competenze, creare aule didattiche è sempre stato un mio pallino».
Come è nata l’idea di un’associazione degli amministratori di condominio?
«Quasi per caso. Tanti amici professionisti: avvocati, architetti, commercialisti mi chiedevano di trovare un modo per stare insieme, di fare squadra. Nasce così, nel 2012, l’ associazione di cui oggi sono presidente. Gli iscritti sono più di 5 mila. A loro destiniamo corsi di aggiornamento sui temi caldi della nostra professione: dai mutui agevolati ai pannelli solari, dal teleriscaldamento ai bonus edilizi».
Quali le doti per fare bene l’amministratore di condominio?
«Ci vogliono preparazione, empatia e disponibilità. E poi bisogna essere sempre presenti».
Lei è molto attiva anche in campo sociale.
«Nel febbraio 2022 ho lanciato l’iniziativa “un androne per i senzatetto”. Invitavo i condomini a ospitare i clochard in inverno, almeno per la notte, nell’ingresso. Molti hanno aderito, pochi invece quelli che lo hanno fatto davvero… Dietro le dichiarazioni di intenti sta poi le resistenza del privato. Però Sergio, che era senza fissa dimora, lo abbiamo tolto dalla strada e oggi è rinato. E poi ricordo anche la nostra campagna per gli edifici “cardioprotetti”, un’iniziativa specifica per avere un defibrillatore in ogni stabile. Molte le risposte positive».
E per i giovani?
«Spesso vado nelle scuole per proporre loro un indirizzo professionale. Oggi, per diventare amministratore condominiale, ci vogliono laurea o diploma e corsi specifici, anche se, purtroppo, non abbiamo ancora un albo professionale. Però, così, i giovani più capaci, anche con il nostro aiuto, possono trovare una professione».
Nella sua attività qualcuno le dà conforto?
«Il mio Rocky, un maltese tenero e gioioso. Lui è il mio cuore. Appena possibile lo porto con me in tv o nelle riunioni di condominio. È sempre bene accetto e porta fortuna. Ormai alle assemblee è una mascotte».